Ines Della Mano (Como)
Una fila disarticolata di fanciulli e fanciulle, riempiva i gradini che lambivano l’acqua della vecchia scalinata a lago nelle estati degli anni ‘60.
Le canne di bambù con le artigianali lenze oscillavano sotto il peso della preda che abboccava all’amo.
Alborelle, cavedani, pesci persici e, ogni tanto, un meraviglioso pesce sole, lucente ma, ahimè, pieno di insidie. All’urlo di gioia seguiva sempre una smorfia di dolore per gli aculei che quella creatura, che sembrava un arcobaleno, ci conficcava nelle dita.
Il pranzo dei gatti dei vicoli era assicurato.
Accanto a noi le donne, inginocchiate sugli assi di legno, sbattevano, sciacquavano, lavavano tra un chiacchiericcio e un canto, il loro faticoso bucato.
A tratti qualcuno di noi scivolava nelle acque melmose tra le risa degli altri.
I vestiti leggeri si inzuppavano, ci avvolgevano appiccicandosi come una seconda pelle.
Nessun timore se non quello di uno scapaccione al rientro a casa.
Le campane di mezzogiorno si sovrapponevano alle voci delle madri che annunciavano l’ora del pranzo.
Di corsa tutti a casa per gustare un pasto veloce e poi, di nuovo insieme, tutti insieme, a cuocere sotto il sole dell’estate lacustre.
La scalinata di sassi è stata sostituita dal cemento, i fanciulli ora ascoltano la musica con l’ipod, le donne passeggiano mentre le lavatrici a casa hanno alleggerito la loro fatica.
Qualcosa è cambiato, qualcuno non c’è più ma, li ricordo tutti quei ragazzi e quelle donne e a volte c’è un po’ di nostalgia per quella fila colorata dell’Alto Lago.
da INES DELLA MANO - (Como)
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